Luca Rota - La mia ragazza quasi perfetta

Sono venuta a conoscenza di questo libro per puro caso, come per puro caso l'ho d'altronde letto.
Raramente mi accingo a leggere libri di ultimissima uscita (questo è di maggio 2010), ma sono rimasta incuriosita del modo in cui l'ho avuto (ma anche dalla copertina, diciamolo!).

Il libro è stato stampato da una piccola casa editrice di Ravenna (Senso Inverso), ha la copertina morbida e il disegno si presenta come un fumetto, con una bellissima ragazza dal fisico mozzafiato in primo piano. Il disegno mi è piaciuto moltissimo!

Luca Rota è un giovane scrittore, e si vede. Bastano poche pagine per capirlo. Giovane nello scrivere, giovane nel pensare, ma profondo dentro, più di quanto il libro possa far pensare, più di quanto le battute sparpagliate nelle varie pagine possano far credere.


Il protagonista è Tizio Tratanti, un ragazzo normale di 35 anni, accompagnato dal cane Sandro, un cane bizzarro che sa guidare, che si racconta. Parla di sé, delle sue strampalate invenzioni, riflette sulla vita extraterrestre, su complicate parentele, su difetti fisici personali che impediscono normali relazioni sociali, ma soprattutto Tizio si innamora, di una ragazza bellissima, davvero bellissima, di quelle che tolgono il fiato. Ma la ragazza soffre di una malattia rara, rarissima, che impedisce ai due di vivere un rapporto sereno e normale di coppia, e li porterà a tentativi assurdi e strampalati di accoppiamento, mai peraltro, concluso. L'autore si sofferma sull'importanza dell'amore, dei valori della vita, cercando di trasmettere un messaggio di profondità che parta appunto dalla superficialità. Possono le esteriorità condizionare i rapporti umani al punto tale da fuorviarli, incrinarli, distruggerli? La società di oggi è davvero troppo intrisa di apparenza da non riuscire a vedere oltre se stessa? Da qualche parte nel mondo c'è qualcuno che riesce a vedere con occhi diversi ma uguali ai tuoi? E allora, come districarsi in questo labirinto (fantastico e banale) e trovare un qualunque appagamento che possa non essere "visivo"?

Il libro è davvero particolare. Forse un po' troppo estremo, con un umorismo leggermente british che non mi ha particolarmente esaltata, ma che ha permesso all'autore di accentuare il sentimento di sconforto che caratterizza il protagonista (e forse, lui stesso). Sicuramente da capire, alcune battute sono veramente minimal e forse potevano essere evitate, ma rendono comunque l'idea di inadeguatezza e diversità sociale. Posso dire lo stesso della strampalata malattia della ragazza, forse un difetto surreale eccessivamente marcato, in cui sembra quasi più importante arrivare a una conclusione sessuale che altro (anche se poi, è proprio l'altro che ricerca l'autore). Verso la fine la scrittura diventa più sciolta e profonda, quasi che l'autore voglia concedere la sua pura interiorità scrollandosi di dosso le battute precedenti. Ma sono solo poche pagine, ed è un vero peccato. 

Insomma, un romanzo inusuale, una scrittura giovane e facile, a cui forse non siamo decisamente preparati e di cui possiamo forse sorridere. Ma, alla fine, proprio nel finale della svolta, in cui si pensa arrivi davvero una conclusione profondissima, l'autore sceglie di essere reale e di non raccontare favole. Dimostrando, a pieno, la sua appartenenza alla società di oggi che, vuoi o non vuoi, ti ingloba, ti scavalca e in cui si deve, in qualche modo, sopravvivere.

"in fondo, a volte, i difetti servono a esaltare le virtù"
"il futuro ha un gran pregio, sotto tutti i punti di vista: finché non si arriva, non si può sapere come sarà..."

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Nota

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