Paolo Nori - A Bologna le bici erano come i cani

La libreria MelBook Store dove vado spesso ha una piccola sezione dedicata ai romanzi di viaggio. Ogni tanto la sbircio nel suo angolino e ci trovo spesso libri interessanti, come questo di Paolo Nori, che è stato una vera scoperta.
La casa editrice Ediciclo si occupa della diffusione di libri e manuali a tema bicicletta, e il romanzo A Bologna le bici erano come i cani rientra perfettamente nel tema! Il titolo è stato usato perché pare che nel secolo scorso la bicicletta, nei paesi del bolognese, fosse considerata in modo molto amorevole. Ognuno ne aveva una diversa, non si usava mettere il lucchetto perché tanto si sarebbe trovato subito il ladruncolo, ognuno conosceva la bici dell'altro e se spariva, il gran passaparola tipico della regione rossa era sempre vincente. Inoltre la gente portava spesso le bici a passeggio, esattamente come si porta il cane! Questa tradizione si è purtroppo persa nel tempo ma Paolo Nori ci tiene a farla ricordare, e a far ricordare come le persone anziane oggi, ne abbiano spesso rammarico.



Il romanzo è dunque ambientato a Bologna, tra la prima provincia e la città. I protagonisti sono fondamentalmente due: un signore molto anziano che ha parecchio da dire, e un uomo sui 45 anni che si sente ancora giovane. Tra le storie vi sono frammenti bolognesi, dialetti, amori, separazioni, figli e quel bicchiere di vino che non stona mai. Il libro colpisce molto per come è scritto. Un italiano maccheronico, che appare come un diario di un bambino, con ripetizioni volute e sprazzi di eventi che all'apparenza non c'entrano proprio nulla con l'intreccio ma che permettono al lettore di avere una visione più ampia della "bolognesità" e della sua gente. La bicicletta rimane la protagonista indiscussa di ogni situazione, come la cultura e la scrittura, che appaiono velate ma in realtà sono molto penetranti. Intercalati agli eventi, frasi tipiche bolognesi e detti tutti emiliani, che rendono ancora più piacevole la lettura se li si conosce e si conoscono l'ambiente, i luoghi descritti, il modo di vivere e di ragionare di Bologna. "Mi sento tra l'uscio e l'asse", dice l'autore, mentre cita spesso il suo famoso Valzer degli alcolizzati, una canzone russa che fa da sempre parte di lui. Tra le mille dispersività che caratterizzano le riflessioni di questo romanzo, una trama profonda e ben riuscita: un uomo che deve dire a suo figlio che non è suo padre e che non ne ha, purtroppo, il coraggio.

Uno splendido Paolo Nori, che si può apprezzare soltanto se si riesce a superare la volontà di una scrittura semplice, ripetitiva e a volte adolescenziale, ma che fornisce la spinta vincente a un romanzo ben riuscito. E un viaggio alla scoperta di Bologna, quella vera, quella genuina, e della sua gente.

"chi meglio di noi conosce i motivi per disprezzare noi stessi"
"sentivo l'assenza di tempo o che il tempo non passasse mai"

"e una sera la Battaglia mi aveva chiesto qual era la cosa più preziosa che avevo, e io le avevo detto che era lei, e lei mi aveva detto "Ma a parte me?". E io le avevo risposto mia mamma, e lei mi aveva chiesto "Ma a parte tua mamma?". E io ci avevo pensato e le avevo detto "Il mio cappello". E lei si era avvicinata a cercare d rubarmi il cappello e io, intanto che tiravo indietro la testa avevo pensato che se qualcuno me l'avesse chiesto dieci anni prima, qual era la cosa più preziosa che avevo, io avrei detto "I miei libri". E al bagno Felice c'erano due bambini che giocavano a ping pong senza rete, contavano i punti e tutto, sembrava un film di Antonioni, però più bello".
"Lei mi aveva chiesto di cosa avevo paura io, e io le avevo detto che avevo paura di essere stanco. Lei era scoppiata a ridere e aveva giunto le mani a fare un gesto come per dire "Ma cosa dici?". Poi si era addormentata".

1 commenti:

claudia garage ha detto...

interessante soprattutto il discorso sulle bici :-)

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Nota

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