Lorenzo Licalzi - Che cosa ti aspetti da me?

Dopo aver letto IO NO, ho cominciato subito un altro libro di Lorenzo Licalzi. Questa volta non è stata la copertina ad attirarmi, ma la trama. Un libro che parla d'amore, sì, ma l'amore in tarda età, quello vero, quello totalitario.
Lorenzo Licalzi è un abile narratore e in questo romanzo lo si capisce bene. Avendo diretto per anni una casa di riposo, conosce l'ambiente e le descrizioni sono veritiere, per chi un po' l'ambiente lo conosce già.
L'altro aspetto che mi ha colpito è stato quello scientifico. Il protagonista è un ex scienziato, e l'autore, che è invece uno psicologo, accenna a temi di scienza di un certo livello, dimostrandosi all'altezza di un immaginario personaggio che ormai scienziato non è più.



La storia è quella di Tommaso, ex fisico nucleare di livello, professorone d'altri tempi, sempre con la ricerca sulla testa, l'universo, le stelle. Tommaso però da vecchio, l'uomo colto, intelligente e con la mente apertissima alla vita (ma non alla sua gente) che ha avuto un ictus, ed è paralizzato per metà. Tommaso non cammina più, non è autosufficiente, si sbrodola quando mangia da solo. Ha bisogno di qualcuno per vivere e così decide di andarsene in una casa di riposo. 
L'autore narra le vicende in modo diretto, cinico, senza peli sulla lingua. Fa parlare un personaggio che ama il mondo ma odia la sua gente, troppo acerba, troppo poco istruita, troppo poco educata. Ora lo chiamano scemo, gli cambiano il pannolone, gli puliscono la bocca quando si sporca, lo lavano, lo vestono, ma nessuno parla con lui, nessuno fa un discorso più elevato di un semplice: "beh, come va, hai pisciato oggi, hai cagato oggi?". Vicende quasi esilaranti che fanno ridere, anche se tragiche. Personaggi che sembrano usciti da un film comico ma che sono realissimi. L'amara tristezza che può accompagnare una persona che ragiona ancora benissimo ma che non può fare tutto da sola, e che aspetta, aspetta, aspetta ogni giorno di morire, anche se il momento arriva per tanta gente ma mai per lei.
Un vocabolario colorato per Tommaso, rinominato dal personale e dai compagni di viaggio "Mister Vaffanculo", uno che è di poche parole (ma di molti pensieri), che non gli devi rompere le scatole, che se pensa una cosa la dice e tanti saluti. Ma un uomo il cui cuore è reso sterile dalla visione scientifica accompagnata da una vita difficile, da tante perdite, da delusioni e dalla mancanza d'amore. E l'amore, qui, in una casa di riposo privata per anziani, sorge come il primo sole dell'alba, a rischiarare l'animo e la pace di un uomo burbero, in una donna ottantenne come lui, ma molto più pacata, più docile, più allegra e dolce di lui: Elena.
Ci si può innamorare per la prima volta a 80 anni, di un amore platonico che poi tanto platonico invece non è? Licalzi ci descrive questo amore, il protagonista del romanzo, un amore diverso da quello che ci aspettiamo, più pratico forse, più adulto, meno palesato, ma profondo, quotidiano, raro e tenerissimo. D'altronde a quell'età si può morire tutti i giorni, e soltanto quando si riesce a vivere ogni giorno l'uno accanto all'altra pensando che sia l'ultimo, si può essere davvero felici.

Un romanzo ancora tragico, che verso la fine scema un po' con l'interruzione del racconto del protagonista e il passaggio al suo fisioterapista. Ma nel complesso resta un libro divertente e di spicco, per nulla smielato, dall'humour feroce, ironico, spigliato, buio e commovente. 
Degne di nota le consuete citazioni letterarie dell'autore e alcune massime dei nostri scienziati.

"la serenità porta inevitabilmente con sé un certo fardello di rincoglionimento"
"per noi fisici la vecchiaia è l'assopimento del genio"
"questo esistente che noi sempre siamo" (cit. Heidegger)
"la vecchiaia ha una sua dignità e anche la memoria, non la puoi barattare con una mazurka"
"se non hai nessuno con cui parlare la vita finisce per essere un soliloquio"
"un bel dì vedremo" (cit. Madama Butterfly)
"la vita in un mondo che non ti appartiene finisce per perdere tutto il valore che ha"
"lei starà bene con se stesso ma io non sto bene con lei perché è un imbecille!"
"il nostro destino è quello di essere inferiori all'idea che avevamo di noi stessi"
"chi come me è estraneo a tutto quello che gli accade dentro non può essere partecipe a quel che succede fuori"
"se superi la falsità dell'apparenza, la rigidità della forma, la decadenza della vecchiaia, allora non c'è nulla che ti può imbarazzare"
"l'amore è un fenomeno organico, un fatto elettrochimico, o tutt'al più una risposta a una necessità biologica. Le basi biologiche dell'amore definiscono e alimentano il sentimento stesso. Ma gli amori finiscono, finiscono comunque, come i pensieri. Gli atomi non hanno memoria. E se ce l'hanno, come qualcuno sostiene, non si ricordano di aver amato"

1 commenti:

claudia garage ha detto...

Maigret: forse perchè non hai mai cominciato col Maigret giusto... prova con "il Porto delle Nebbie" o "Maigret prende un Granchio" :-)

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Nota

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