Ma Jian - Spaghetti Cinesi


Non avevo mai letto un libro di un cinese e questo mi aveva attirata..dalla copertina (tanto per cambiare!). Il libro è stato bandito in Cina e l'autore è andato a vivere a Londra. Devo dire che mi aveva colpita il giudizio di Jonathan Safran Foer (che adoro): "spaghetti cinesi è immensamente divertente e profondamente serio. E' un libro da celebrare". In effetti il libro..è sia divertente che serissimo, anche se ho fatto davvero fatica a finirlo. L'autore racconta la Cina ai tempi della dittatura, e lo fa inventandosi dei personaggi particolarissimi, che forse presentano costumi e modi di fare tipici cinesi dell'epoca ma..che lasciano davvero senza parole. Un personaggio è ad esempio un donatore di sangue professionista. Che sarà mai? Un uomo che raccoglie sangue e lo rivende all'ospedale, senza farne alcun controllo specifico. Un uomo ricchissimo, perchè il sangue serve sempre, convinto di fare del bene alla gente, ma tremendamente egoista, visto che il sangue non viene minimamente analizzato, come tutti i criteri obbligatori per la donazione di sangue (peso, altezza, quantità, ecc.). Esisterà davvero questa figura in Cina?
Un personaggio particolarissimo è poi un ragazzo di 30 anni che ha un suo forno crematorio privato. Lui và in casa della gente, preleva il morto, lo crema e riporta le sue ceneri. Un servizio che si fa pagare di più di quello pubblico ma che è più discreto e veloce. Lui vende gli abiti (che poi toglie prima di cremare le persone, e li rivende il giorno dopo come nuovi), offre un catalogo di scelta della musica che il morto potrà "ascoltare" mentre viene bruciato, e riporta le ceneri, che non sempre sono quelle del morto corrispondente.
Il suicidio a teatro, un suicidio vero, assorbito dalla cultura giapponese, è il racconto forse più tragico. Una ragazza si fa mangiare viva da una tigre in seguito a una profonda delusione d'amore. Soltanto dopo la morte sarà felice. Lo spettacolo è pubblico, la ragazza muore davanti alla gente che non batte ciglio.
Ogni racconto è intrecciato con l'altro, e in ogni figura appaiono la debolezza e le crudeltà di una popolazione completamente sottomessa a un regime con delle regole davvero fuori dalla nostra portata immaginativa. Avere un cane è proibito, non si possono portare gonne strette, perfino avere un seno bello e abbondante genera esaurimenti nervosi. Non parliamo poi degli stupri di massa, frequentissimi, che acclamano folle di spettatori inerti davanti alla tortura di giovani ragazze, giudicate nella loro tragedia per un semplice vestito. 
Insomma, uno scorcio della Cina che non conosciamo, che non abbiamo conosciuto, di una Cina lontanissima da noi? Se ci penso mi vengono quasi i brividi. Un libro che dovrebbe essere letto, anche se ogni personaggio è decisamente forzato. Reale? Irreale? Non saprei dirlo..ma sicuramente di riflessione. L'ultima storia è quella di un uomo che ama il suo cane. Lo nasconde per non farlo portare via dallo Stato. Ma verrà scoperto. E' forse il racconto che potrebbe avere più suscitato più scalpore. L'autore dà voce ai suoi pensieri attraverso quelli di una figura neutra, un cane per l'appunto, che si lamenta, che vede oltre, che pensa come un umano. E che per questo viene amato, più di un umano che non riesce ad andare oltre la sottomissione che gli viene imposta. Da leggere, anche se ho fatto fatica verso la fine. Sicuramente non un libro eccezionale ma uno scorcio di una Cina davvero lontana. 

"un uomo può sopportare di smarrire la strada, ma non di non avere prospettive"

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Nota

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