Knut Hamsun - Sotto la stella d'autunno



Ancora un viaggio. Un uomo borghese che si toglie gli abiti e prova a vivere da lavoratore, a scendere un gradino più in basso, a cercare e tentare di ritrovare se stesso. Un uomo colto che riesce a vivere a un livello più basso, a relazionarsi con persone di ceto sociale inferiore..e ad essere altrettanto uomo, altrettanto stimato, altrettanto. Mi sono innamorata di questo personaggio, all'apparenza un po' snob, ma con tanto da dare. Parole semplici ed efficaci, più fatti che descrizioni di sentimenti, ma questi sono riassunti in poche ma essenziali frasi. Dopo un lungo percorso, cosa è rimasto? Cosa ti lascia dentro il cuore un'esperienza di vita più umana? L'uguaglianza totale degli uomini. Questi uomini che si relazionano, si tradiscono, si amano, si lasciano, si affrontano, si odiano. Questi uomini che è possibile frequentare ed amare soltanto..se li si capisce, la condivisione non basta. La frase finale è il clou del racconto, del passaggio, del viaggio. L'uomo che per i suoi scopi è disposto a tutto, anche a nascondersi dietro se stesso.
L'uomo che diventa noioso, spesso inutile. L'uomo che ti porta lontano, ti fa chiudere in te stesso, e ti fa sognare di partire di nuovo, per altri mondi inesplorati..di ovvia e forse patetica, ma profondamente agognata solitudine. 

"Signori nevrastenici, come esseri umani valiamo poco e anche come specie animale non siamo granchè. Così, un giorno, mi verrà a noia l'essere privo di coscienza e ripartirò di nuovo, verso un'isola"

1 commenti:

Daniele ha detto...

Ce l'ho, ma non l'ho ancora letto perché fa parte di una sorta di trilogia, la trilogia del viaggiatore mi sembra.

Di Hamsun però tanti anni fa ho letto Fame e Pan. Ho persino visto in norvegese il film su Pan e quello sulla vita di Hamsun.

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Nota

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